Molto spesso non riflettiamo sulle azioni, anche involontarie, che compiamo nella nostra vita e che possono segnare quella di un altro.
A volte giudichiamo le persone senza conoscerle, altre volte invece nella rabbia insultiamo qualcuno, offendendolo, senza pensare quanto quelle parole possano ferire. Non capiamo quale sia il il limite; non capiamo neppure che una ferita provocata dalle parole difficilmente guarisce. A quelle ferite spesso, infatti, non si può più porre rimedio, non è come una sbucciatura al ginocchio su cui metti un cerotto, nessun cerotto potrà coprirla, nessun tempo potrà cancellarla, nessuna parola potrà riempirla.
Dobbiamo ricordare che ad ogni azione corrisponde una reazione, un cambiamento, un punto di forza o debolezza, un vuoto da cui risalire o in cui sprofondare. Questo dovrebbe farci capire e far pensare di più alle azioni che compiamo, ma anche alle conseguenze; perché essere un bullo non è dimostrazione di forza o di superiorità, ma di debolezza; in quel preciso istante stai facendo del male ad un’altra persona; ma lo stai facendo anche a te stesso. Una parola o una frase detta così, senza pensare, non ti farà sentire più grande, ma estremamente piccolo e intorno ti si creerà il vuoto.
Una vera soluzione a questi problemi non c’è. Però la via più giusta è quella di chiedere aiuto, aprirti; perché i problemi non si risolvono annullandoti, facendoti del male o stando in silenzio; quella persona così farà del male ancora ed ancora e tu avrai fatto male solo a te stesso; invece parlare di ciò che si prova, di ciò che si è subito, chiedere aiuto: questa è la via d’uscita.
“A volte le cose succedono. Succedono e basta. Non puoi farci niente. Ma è ciò che fai dopo che conta.” Conta come decidi di reagire.